25 aprile 2017

L'isola dei Warlock

La jole navigava silenziosa, accompagnata dal caldo vento di sud est. Il mare di color nero inchiostro per una luna assente nel cielo, cullava l'imbarcazione e la corrente la indirizzava direttamente verso la costa sud dell'isola.

"Quindi siamo d'accordo" disse Tillal al marinaio che governava la barca "adesso approderemo il più silenziosamente possibile. Tireremo a secco la jole e la nasconderemo. Tu ci aspetterai il tempo necessario e una volta che avremo completato la nostra missione potrai tornare da Simon e goderti le tue monete d'oro."

"Sta bene" rispose il marinaio "ricordatevi che è un'isola pericolosa, disabitata a causa dei mostri che la abitano. Ci hanno già provato a colonizzarla, come vi ho detto, ma la abbandonarono poco dopo. In ogni caso dopo una settimana senza avere vostre notizie vi darò per morti e me ne andrò. Sappiatelo."

"D'accordo, ma torneremo prima" replicò Laila uccidendo il discorso.

"Quindi adesso noi nella foresta andremo?" chiese Gog per conferma.

"Esattamente, dalla spiaggia passeremo per la foresta e quindi raggiungeremo il villaggio diroccato. Lì vedremo cosa fare, se si sono accampati o meno. Speriamo di non esser arrivati troppo tardi." disse Jackob.


"Quindi per ora lasciamo perdere il Cigno di Absalom?" chiese Kisho.

"Per ora sì, prima dobbiamo scoprire che cosa e come sono organizzati questi qua del Gatto Incantato. Sappiamo che numericamente sono superiori a noi. Senza contare i marinai che alla fine ci servono per tornare indietro." così Jackob rinfrescò la memoria al monaco.



"Anche loro divisi si sono pertanto" sussurrò Gog cercando di darsi un tono di stratega.

"Già, ho riconosciuto solo tre di loro. Gli altri mi sembrano semplici marinai. Si sono accampati alla bell'e meglio. La sorveglianza non è altissima, ma bisogna sempre esser prudenti: fanno i turni di guardia." riassunse Jackob per il goblin.

"Allora assaltarli possiamo. Entriamo in città con fiamme e fuoco, bruciamo tutti e la missione abbiamo finito." disse Gog mentre una strana luce s'accese nei suoi occhi.

"Ti ricordo che nemmeno il Grande e Potente Gog riesce a governare una nave da solo. Se uccidessimo veramente tutti non avremmo le forze sufficienti per tornare a casa." replicò in un sussurro Tillal.

"Scusate, scusate, scusate. Ma se la maggior parte delle persone è al villaggio, significa che alla nave non c'è nessuno o sono pochi. Perché non andiamo direttamente alla nave? Sarà più semplice impadronircene. Alla fine la nostra missione non è sterminare il gruppo del Gatto Incantato, ma riportare la nave a Xavier." replicò Laila.

"Tu hai ragione, ma se tre della compagnia sono là, gli altri cinque sono sulla nave." disse Kisho.

"Alla nave torniamo e vediamo. Così non sappiamo." disse Gog.

"In effetti, sarebbe da andare a vedere che cosa succede sulla nave. Potrebbe esser ancora più semplice di quello che sembra." rifletté ad alta voce Jackob.

"Possiamo riposare qui questa notte, siamo veramente stanchi: quella jole non era così comoda e quei gorilla che ci hanno attaccato sono stati solo un fastidioso contrattempo che non solo ci ha rallentato, ma anche tolto delle energie. Partiremo domani mattina prima dell'alba, raggiungiamo la spiaggia e mandiamo Jackob in avanscoperta." disse Tillal.

"D'accordo. Allora troviamo un posto sicuro per cui quelli là nel villaggio non ci vedano, riposiamo e domani vedremo, sempre che non ci siano imprevisti o che decidano di partire. Fosse veramente così ci aspetta solo un inseguimento per mezzo mare!" disse Jackob.

18 aprile 2017

La trattativa

L'acre fumo verde si dissolse, la figura umanoide si era materializzata in una creatura.
Ingobbita su sé stessa, curvata dal peso dei secoli, questo probabile diavolo, completamente coperto di aculei uncinati, volse il suo terribile sguardo verso la porta, verso la compagnia.

"Ditemi chi siete, ditemi dove andate e ditemi se vi manda il mio padrone." disse con voce baritonale, come se provenisse direttamente dai recessi più profondi dell'Acheronte.

Vi fu qualche attimo di silenzio e di sgomento. Tutta la compagnia era conscia che doveva rispondere, doveva dire qualsiasi cosa eppure qualcosa impediva alla voce di uscire.
Poi finalmente qualcuno parlò. Anzi, furono in due: Tillal e Gog, quasi in contemporanea.

"Chi è il tuo padrone?" domandò secco Tillal.
"Passare per questa stanza voglio, me lo impedirai?" chiese più cautamente Gog.

Si alzò una risata. Profonda. Inquietante. Infinita.
"Chi è il mio padrone non vi riguarda e mi fa capire che non lo conoscete. Ve lo impedirò certamente se necessario, io sono il guardiano di questo luogo."

"Il tuo padrone ha rapito la nostra compagna, lasciaci passare, dobbiamo parlare con lui." replicò Tillal.

Nel frattempo Jackob sfruttava le zone in ombra del corridoio per cercare un riparo tra le ombre, mentre Kisho tendeva i muscoli pronto a intervenire.

"Mi spiace per la vostra amica, sinceramente." disse il diavolo con un lampo negli occhi "Se non siete stati convocati dal mio padrone significa che non siete i benvenuti, quindi non posso farvi passare."

"E se passiamo con altri mezzi? Ci dai la caccia?" chiese Gog mentre cercava di mantenere vivo l'incantesimo che indicava la direzione dove presumibilmente si trovava Laila; la trama magica indicava la porta alla sua destra.

"Io vi dirò solamente che sono il guardiano di questo luogo e che lo difenderò al meglio delle mie possibilità. Ma, invece, voi chi siete? Presentatevi. Il mio nome è Hamatula." disse con voce suadente e mielosa il diavolo.

Nessuno cadde in quella tentazione, nonostante le parole sembrassero ragionevoli e perfette in quella situazione. Gog rispose: "Troppo potente per noi tu sei. Ce ne andiamo e io stesso così come i miei amici non ti attaccheranno. Addio."

Tutti lo guardarono male mentre il goblin arretrava dalla soglia quanto basta per chiudere la pesante porta rinforzata. Una volta chiusa Kisho disse: "Sei impazzito? Adesso dove andiamo? Dobbiamo combattere e sconfiggerlo!"

"Troppo frettoloso monaco, troppo frettoloso!" replicò con serenità Gog "Ho un incantesimo che ci permette di evitare la battaglia." 

Detto ciò, farfugliando qualcosa in goblinesco e con ampi gesti delle piccole braccia, si aprì un ovale multicolore cangiante. "Presto, varcate la soglia e ci troveremo dietro la porta, nell'altro corridoio!" disse Gog con una certa eccitazione.

"Spero che sia così Gog, spero che sia così..." disse Jackob con un certo grado di scetticismo.



Gli occhi di Laila si aprirono e il mal di testa la colpì istantaneamente. Pochi confusi ricordi di ciò che aveva fatto qualche ora prima le affioravano alla mente confusi: il molo, il porto, le taverne e le varie pinte di birra bevute, poi la stanza della taverna, quella stamberga che l'oste osava definire stanza... ma ella non si trovava in quella spelonca, questo era fuori di dubbio.

Era una stanza confortevole, ben riscaldata, un giocoso fuoco scoppiettava in un camino finemente decorato. Da una parte una libreria piena di tomi e volumi di diverso colore e diversa rilegatura.
Le pareti erano ricoperte con lussuosa carta da parati bicolore e diverse candele illuminavano la stanza.

Laila era adagiata su un morbido letto e l'odore di lenzuola pulite era gradevole, le ricordava la sua giovinezza, prima di partire per l'avventura.
Una voce ruppe questo flusso di pensieri: "Finalmente ti sei svegliata." disse una dolce voce maschile.

Laila si girò e vide quasi incredula Simon che le parlava. Era seduto accanto a lei, su una sedia. Alla sua desta uno sgabello particolarmente alto su cui era poggiata una brocca d'acqua e dei bicchieri in cristallo.

"Che cosa ci faccio qui? Dove sono i miei compagni?" chiese Laila disorientata.

"Ti abbiamo prelevato per avere informazioni, sei in una delle sedi della nostra gilda. Non ti preoccupare, non ho intenzione di farti alcun male. Ho bisogno di informazioni su di te e su di voi. La tua compagnia non è molto distante da qui, ma non arriveranno mai vivi a salvarti." rispose con calma olimpica Simon.

Laila si guardò attorno, soppesando la possibilità di usare le sue capacità per fuggire. Non trovò nessuno spunto e vinta rivolse lo sguardo a Simon, ma egli prima che lei potesse dir qualcosa aggiunse: "Lo so che cosa stai pensando. Stai pensando il miglior modo per neutralizzarmi e fuggire o solamente fuggire. Questa è una gilda di persone esattamente uguali a te, quindi sappiamo benissimo come evitare certe cose..."

Il discorso rimase sospeso per qualche istante, poi Laila prese coraggio per parlare: "Di quali informazioni hai bisogno? Perché vi siete interessati al nostro gruppo? Alla fine potremmo fare un equo scambio."

"Sono io a chiederti perché siete venuti da noi a sottrarci le merci che volevamo vendervi. Chi siete? Chi vi ha mandato? Perché continuate a infiltrarvi nella nostra gilda?" chiese con tono inquisitorio Simon.

"Chi mi assicura che una volta avute queste informazioni non mi ucciderai?" Laila si arroccò dietro questa domanda.

"Purtroppo nessuno, ma se decidi di non rispondere, sappi che tu e i tuoi amici andranno verso morte certa. Sono qui e non possono scappare; i pericoli aumenteranno sempre di più." sentenziò gelido Simon.

A quel punto Laila capitolò: "Una compagnia di mercanti ci ha assoldato per trovare una nave data per affondata: Il Cigno di Absalom. Abbiamo fatto le nostre indagini e pensiamo che la nave non sia perduta, ma che sia stata, come dire, rubata. Le indagini ci hanno portato allo scantinato dove hai mostrato la merce che abbiamo riconosciuto come essere quella de Il Cigno. Quindi la nave dovete averla voi. Vogliamo sapere dove si trova."

"Non correre così tanto Laila." rispose Simon "Sicuramente abbiamo parte del carico, come hai detto, ma non la nave. Non l'abbiamo presa noi. Abbiamo solamente acquistato della merce che ci poteva interessare da immettere nuovamente sul mercato. Chi ci ha venduto la merce è la Compagnia del Gatto incantato. Sono in otto il cui capo è appunto il Gatto Incantato che come avrai capito segue la nostra via. Poi ci sono alcuni combattenti, due incantatori. A quanto hanno riferito, fanno base all'isola dei Warlock. Suppongo che l'abbiano scelta perché è abitata da mostri e nessuno sano di mente si avvicinerebbe mai e men che meno sbarcherebbe. Assieme alla piccola avanguardia che ci ha venduto la merce c'erano anche alcuni marinai che obbedivano al Gatto.
Noi abbiamo semplicemente pagato per la merce e l'abbiamo portata in un nostro magazzino. Tutto qui. Per il resto... Siete voi che vi siete introdotti in casa nostra e avete rubato non solo il carico, ma anche i soldi e il libro."

Il viso di Laila tradì un certo nervosismo. Simon se ne accorse e continuò: "Ma non ti devi preoccupare: rispetto il lavoro altrui e voi indubbiamente avete fatto un lavoro eccellente. I soldi e la merce potete tenerli. Il libro no. Quello lo rivoglio indietro. Diciamo che è un pagamento non solo per la vostra vita per le informazioni che mi darete, ma è anche un risarcimento dei danni morali..."

Per la seconda volta Laila era all'angolo e capitolò: "Sta bene, sia così. Ma voglio comprarmi un'altra cosa: altre informazioni, ma non sulla nave. Devi trovarmi un certo Zulcun." disse con uno sguardo carico d'odio Laila.

"D'accordo. Quando tornerai avrai le informazioni che cerchi. Farò di tutto perché tu le possa avere." disse Simon.

Laila si alzò felina dal letto, cinse con il braccio destro la schiena di Simon, lo portò a sé e lo baciò.
Fu un bacio che avvampava di passione. Dopo qualche istante ruppe il silenzio: "E forse avrai anche di più..."

A Simon ci volle qualche momento per riprendersi. Poi disse sbrigativamente: "Forza Laila, vestiti, andiamo a raggiungere i tuoi compagni."

11 aprile 2017

Le cose si complicano...

Le schegge della porta, esplosa sotto la raffica di colpi di Kisho, erano sparse per tutta la stanza.
I frammenti di vetro brillavano alla pallida luce della luna ormai calante. Una dolce brezza spirava dall'esterno attraverso la finestra sfondata da Jackob, devastante finale del volo dal porto alla taverna sulle sua ali d'ombra.

Gli occhi spenti del guerriero in armatura completa che giaceva morto fissavano tetramente entrambi i personaggi in un sordido sguardo. La spada lunga gettata a un lato sembrava un giocattolo rotto e non più interessante.

Un glaciale silenzio, interrotto dal respiro corto di Jackob, dominava su tutti e tutto. Jackob e Kisho attoniti e increduli non parlavano né erano in grado di farlo.

All'improvviso il rumore dei passi invase il lungo corridoio della taverna. Tillal e Gog irruppero nella stanza. Tillal, ancora intontito per l'incantesimo che lo aveva travolto, sentì lo stomaco chiudersi.
Gog ebbe un moto di stizza e disse: "Dov'è Laila?"

Tillal rispose come se stesse emettendo una sentenza: "Loro l'hanno rapita."

"Chi? Chi ha fatto tutto questo?" disse con una rabbia montante Kisho.

"Quelli a cui abbiamo preso il tesoro e che hanno il carico del Cigno di Absalom." replicò Tillal per poi continuare "Laila si è ubriacata, l'ho portata in stanza perché riposasse. Poi sono arrivati loro. Erano in tre: un umano guerriero che ho eliminato subito, uno gnomo stregone e una barda. È stata lei a lanciarmi quell'incantesimo che mi ha portato dall'altra parte del porto... maledetta!"

"Andiamo! Non c'è tempo da perdere!" gridò Jackob uscendo come una furia fuori dalla stanza. Per poco non travolse l'oste che era salito a vedere l'origine di quel pandemonio.
Gli altri seguirono in brevissimo.

L'ingesso nello scantinato si avvicinava sempre più velocemente e mentre correva a perdifiato Gog cercò di ammonire il resto del gruppo: "Dobbiamo stare attenti, stiamo tornando nel covo dei ladri, abbiamo già visto le trappole che hanno usato contro di noi."

Non riuscì quasi a finire la frase: Kisho, utilizzando lo spunto della corsa, aveva già sfondato la porta e attivato la trappola. Ignorando l'esplosione di fuoco e i danni subiti, si era già precipitato nel piano inferiore, nello scantinato dove qualche giorno prima Tillal e Jackob cercavano indizi sul carico del Cigno di Absalom.

I quattro si ritrovarono dentro la stanza umida. Kisho, con gli occhi iniettati di sangue, disse: "Dov'è il passaggio segreto?" In silenzio Tillal alzò il braccio, stese l'indice e mostrò la direzione al monaco.

Gog cercò di ribattere: "È un muro, c'è una trappola, lo sappiamo, non ha senso sfondarla. Non ci riuscirai mai!"

Ancora una volta non riuscì a terminare la frase: Kisho furiosamente aveva lanciato la prima raffica. Schegge di laterizi incominciarono a volare da tutte le parti. Non pago, ne lanciò una seconda e poi una terza, poi una quarta e una quinta. I primi mattoni erano saltati, il muro incredibilmente aveva incominciato a cedere, da un piccolo varco la crepa crebbe sempre più fino a quando la parete mobile crollò e Kisho disse "Scassinata!" prima di gettarsi nel corridoio.

Arrivarono a una porta in ferro. Sapevano che cosa c'era oltre: il pentacolo e le quattro statue.
Ma prima bisognava aprire la porta. Passò qualche secondo dove nessuno riusciva a raccogliere un'idea su come passare quell'ostacolo. In questo momento s'accorsero quanto era prezioso l'aiuto di Laila.

Poi il volto di Jackob s'illuminò. Estrasse dalla tasca un anello e lo porse a Jackob.
"Tieni, è l'anello di Laila, usalo per andare dall'altra parte della porta."

Senza dire una parola Kisho s'infilò un anello e la sua figura divenne di fumo.
Scomparve oltre la soglia. Un clack e la porta si aprì.

Tutti lo guardarono straniti, come se si trovassero di fronte a un pazzo omicida. Un brivido di orrore corse nei loro occhi. Non per quello che Kisho aveva fatto, ma per quello che stava accadendo alle sue spalle. Una nebbia giallastra, dall'odore sulfureo era sorra dal pentacolo, aveva invaso la stanza e si stava concretizzando in un essere...


Simon, il ladro gentiluomo

"Un grande rischio abbiamo noi evitato" disse Gog non appena tutta la compagnia uscì dalla taverna.

"Il rischio si è concretizzato quando Kisho ha aperto la bocca" gli fece eco Jackob.

"Ooh basta, sapete che io dico solo la verità. Quello ci guardava e io gli ho chiesto semplicemente se qualcosa non andava" si difese Kisho.

"Peccato che 'quello' fosse una delle guardie del porto. Del Cheliax." ammonì Tillal "E per quanto abbiamo visto non sono sono un po' permalose, ma molto, molto e molto temute da tutti. Hai visto come si sono allontanati gli avventori della taverna quando quello si è alzato ed è venuto al nostro tavolo? Impressionante."



"Io sono stato già schiavo e non mi è piaciuto. No, no, no, no." scosse la testa in segno di disapprovazione Gog, come se i ceppi si dovessero chiudere da un momento all'altro sulle sue mani ancora una volta.

"Va bene, va bene, ma adesso concentriamoci sulla nostra missione" cercò di sviare l'argomento Kisho.

"Sì, avete sentito? Parlavano in codice, ma era evidente che il tema era il carico... e non uno qualsiasi, ma il carico del Cigno di Absalom. È chiaro che lo abbiano loro!" disse Laila infiammata dal sacro fuoco del guadagno e delle monete d'oro.

"Già!" la interruppe Jackob "Mi sembrava che Simon (così ha detto di chiamarsi?) fosse interessato non solo al carico, ma anche a qualcosa d'altro..."

"I bei fianchi da puledra sono piaciuti a lui!" esclamò Gog.

"Ehi ehi ehi! Cosa sono queste considerazioni?" cercò di divincolarsi Laila.

"Dai che ti piace! Prima il marinaio, poi questo ladro! Speriamo che abbia sufficienti monete d'oro!" rincarò la dose Kisho.

"Piantatela! Immediatamente! Per chi mi avete preso? Io sono una donna di classe dai gusti raffinati. Mi accompagno a voi solo perché mi fate tenerezza: senza di me non andreste da nessuna parte." L'ultima frase fu detta senza molta convinzione da parte di Laila.

"Ecco ciò che dobbiamo fare!" improvvisamente Gog s'illuminò. "Dividiamoci e facciamo dei turni. Una parte di noi teniamo sotto controllo il vicolo dove c'era il deposito, l'altra tiene di vista il porto per vedere se tornano con la merce."

"Va bene, allora io e Kisho gireremo per il porto, mentre voialtri farete la posta al vicolo." disse Laila con una certa soddisfazione, ma non aveva ancora fatto i conti col destino...