11 aprile 2017

Le cose si complicano...

Le schegge della porta, esplosa sotto la raffica di colpi di Kisho, erano sparse per tutta la stanza.
I frammenti di vetro brillavano alla pallida luce della luna ormai calante. Una dolce brezza spirava dall'esterno attraverso la finestra sfondata da Jackob, devastante finale del volo dal porto alla taverna sulle sua ali d'ombra.

Gli occhi spenti del guerriero in armatura completa che giaceva morto fissavano tetramente entrambi i personaggi in un sordido sguardo. La spada lunga gettata a un lato sembrava un giocattolo rotto e non più interessante.

Un glaciale silenzio, interrotto dal respiro corto di Jackob, dominava su tutti e tutto. Jackob e Kisho attoniti e increduli non parlavano né erano in grado di farlo.

All'improvviso il rumore dei passi invase il lungo corridoio della taverna. Tillal e Gog irruppero nella stanza. Tillal, ancora intontito per l'incantesimo che lo aveva travolto, sentì lo stomaco chiudersi.
Gog ebbe un moto di stizza e disse: "Dov'è Laila?"

Tillal rispose come se stesse emettendo una sentenza: "Loro l'hanno rapita."

"Chi? Chi ha fatto tutto questo?" disse con una rabbia montante Kisho.

"Quelli a cui abbiamo preso il tesoro e che hanno il carico del Cigno di Absalom." replicò Tillal per poi continuare "Laila si è ubriacata, l'ho portata in stanza perché riposasse. Poi sono arrivati loro. Erano in tre: un umano guerriero che ho eliminato subito, uno gnomo stregone e una barda. È stata lei a lanciarmi quell'incantesimo che mi ha portato dall'altra parte del porto... maledetta!"

"Andiamo! Non c'è tempo da perdere!" gridò Jackob uscendo come una furia fuori dalla stanza. Per poco non travolse l'oste che era salito a vedere l'origine di quel pandemonio.
Gli altri seguirono in brevissimo.

L'ingesso nello scantinato si avvicinava sempre più velocemente e mentre correva a perdifiato Gog cercò di ammonire il resto del gruppo: "Dobbiamo stare attenti, stiamo tornando nel covo dei ladri, abbiamo già visto le trappole che hanno usato contro di noi."

Non riuscì quasi a finire la frase: Kisho, utilizzando lo spunto della corsa, aveva già sfondato la porta e attivato la trappola. Ignorando l'esplosione di fuoco e i danni subiti, si era già precipitato nel piano inferiore, nello scantinato dove qualche giorno prima Tillal e Jackob cercavano indizi sul carico del Cigno di Absalom.

I quattro si ritrovarono dentro la stanza umida. Kisho, con gli occhi iniettati di sangue, disse: "Dov'è il passaggio segreto?" In silenzio Tillal alzò il braccio, stese l'indice e mostrò la direzione al monaco.

Gog cercò di ribattere: "È un muro, c'è una trappola, lo sappiamo, non ha senso sfondarla. Non ci riuscirai mai!"

Ancora una volta non riuscì a terminare la frase: Kisho furiosamente aveva lanciato la prima raffica. Schegge di laterizi incominciarono a volare da tutte le parti. Non pago, ne lanciò una seconda e poi una terza, poi una quarta e una quinta. I primi mattoni erano saltati, il muro incredibilmente aveva incominciato a cedere, da un piccolo varco la crepa crebbe sempre più fino a quando la parete mobile crollò e Kisho disse "Scassinata!" prima di gettarsi nel corridoio.

Arrivarono a una porta in ferro. Sapevano che cosa c'era oltre: il pentacolo e le quattro statue.
Ma prima bisognava aprire la porta. Passò qualche secondo dove nessuno riusciva a raccogliere un'idea su come passare quell'ostacolo. In questo momento s'accorsero quanto era prezioso l'aiuto di Laila.

Poi il volto di Jackob s'illuminò. Estrasse dalla tasca un anello e lo porse a Jackob.
"Tieni, è l'anello di Laila, usalo per andare dall'altra parte della porta."

Senza dire una parola Kisho s'infilò un anello e la sua figura divenne di fumo.
Scomparve oltre la soglia. Un clack e la porta si aprì.

Tutti lo guardarono straniti, come se si trovassero di fronte a un pazzo omicida. Un brivido di orrore corse nei loro occhi. Non per quello che Kisho aveva fatto, ma per quello che stava accadendo alle sue spalle. Una nebbia giallastra, dall'odore sulfureo era sorra dal pentacolo, aveva invaso la stanza e si stava concretizzando in un essere...


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