18 aprile 2017

La trattativa

L'acre fumo verde si dissolse, la figura umanoide si era materializzata in una creatura.
Ingobbita su sé stessa, curvata dal peso dei secoli, questo probabile diavolo, completamente coperto di aculei uncinati, volse il suo terribile sguardo verso la porta, verso la compagnia.

"Ditemi chi siete, ditemi dove andate e ditemi se vi manda il mio padrone." disse con voce baritonale, come se provenisse direttamente dai recessi più profondi dell'Acheronte.

Vi fu qualche attimo di silenzio e di sgomento. Tutta la compagnia era conscia che doveva rispondere, doveva dire qualsiasi cosa eppure qualcosa impediva alla voce di uscire.
Poi finalmente qualcuno parlò. Anzi, furono in due: Tillal e Gog, quasi in contemporanea.

"Chi è il tuo padrone?" domandò secco Tillal.
"Passare per questa stanza voglio, me lo impedirai?" chiese più cautamente Gog.

Si alzò una risata. Profonda. Inquietante. Infinita.
"Chi è il mio padrone non vi riguarda e mi fa capire che non lo conoscete. Ve lo impedirò certamente se necessario, io sono il guardiano di questo luogo."

"Il tuo padrone ha rapito la nostra compagna, lasciaci passare, dobbiamo parlare con lui." replicò Tillal.

Nel frattempo Jackob sfruttava le zone in ombra del corridoio per cercare un riparo tra le ombre, mentre Kisho tendeva i muscoli pronto a intervenire.

"Mi spiace per la vostra amica, sinceramente." disse il diavolo con un lampo negli occhi "Se non siete stati convocati dal mio padrone significa che non siete i benvenuti, quindi non posso farvi passare."

"E se passiamo con altri mezzi? Ci dai la caccia?" chiese Gog mentre cercava di mantenere vivo l'incantesimo che indicava la direzione dove presumibilmente si trovava Laila; la trama magica indicava la porta alla sua destra.

"Io vi dirò solamente che sono il guardiano di questo luogo e che lo difenderò al meglio delle mie possibilità. Ma, invece, voi chi siete? Presentatevi. Il mio nome è Hamatula." disse con voce suadente e mielosa il diavolo.

Nessuno cadde in quella tentazione, nonostante le parole sembrassero ragionevoli e perfette in quella situazione. Gog rispose: "Troppo potente per noi tu sei. Ce ne andiamo e io stesso così come i miei amici non ti attaccheranno. Addio."

Tutti lo guardarono male mentre il goblin arretrava dalla soglia quanto basta per chiudere la pesante porta rinforzata. Una volta chiusa Kisho disse: "Sei impazzito? Adesso dove andiamo? Dobbiamo combattere e sconfiggerlo!"

"Troppo frettoloso monaco, troppo frettoloso!" replicò con serenità Gog "Ho un incantesimo che ci permette di evitare la battaglia." 

Detto ciò, farfugliando qualcosa in goblinesco e con ampi gesti delle piccole braccia, si aprì un ovale multicolore cangiante. "Presto, varcate la soglia e ci troveremo dietro la porta, nell'altro corridoio!" disse Gog con una certa eccitazione.

"Spero che sia così Gog, spero che sia così..." disse Jackob con un certo grado di scetticismo.



Gli occhi di Laila si aprirono e il mal di testa la colpì istantaneamente. Pochi confusi ricordi di ciò che aveva fatto qualche ora prima le affioravano alla mente confusi: il molo, il porto, le taverne e le varie pinte di birra bevute, poi la stanza della taverna, quella stamberga che l'oste osava definire stanza... ma ella non si trovava in quella spelonca, questo era fuori di dubbio.

Era una stanza confortevole, ben riscaldata, un giocoso fuoco scoppiettava in un camino finemente decorato. Da una parte una libreria piena di tomi e volumi di diverso colore e diversa rilegatura.
Le pareti erano ricoperte con lussuosa carta da parati bicolore e diverse candele illuminavano la stanza.

Laila era adagiata su un morbido letto e l'odore di lenzuola pulite era gradevole, le ricordava la sua giovinezza, prima di partire per l'avventura.
Una voce ruppe questo flusso di pensieri: "Finalmente ti sei svegliata." disse una dolce voce maschile.

Laila si girò e vide quasi incredula Simon che le parlava. Era seduto accanto a lei, su una sedia. Alla sua desta uno sgabello particolarmente alto su cui era poggiata una brocca d'acqua e dei bicchieri in cristallo.

"Che cosa ci faccio qui? Dove sono i miei compagni?" chiese Laila disorientata.

"Ti abbiamo prelevato per avere informazioni, sei in una delle sedi della nostra gilda. Non ti preoccupare, non ho intenzione di farti alcun male. Ho bisogno di informazioni su di te e su di voi. La tua compagnia non è molto distante da qui, ma non arriveranno mai vivi a salvarti." rispose con calma olimpica Simon.

Laila si guardò attorno, soppesando la possibilità di usare le sue capacità per fuggire. Non trovò nessuno spunto e vinta rivolse lo sguardo a Simon, ma egli prima che lei potesse dir qualcosa aggiunse: "Lo so che cosa stai pensando. Stai pensando il miglior modo per neutralizzarmi e fuggire o solamente fuggire. Questa è una gilda di persone esattamente uguali a te, quindi sappiamo benissimo come evitare certe cose..."

Il discorso rimase sospeso per qualche istante, poi Laila prese coraggio per parlare: "Di quali informazioni hai bisogno? Perché vi siete interessati al nostro gruppo? Alla fine potremmo fare un equo scambio."

"Sono io a chiederti perché siete venuti da noi a sottrarci le merci che volevamo vendervi. Chi siete? Chi vi ha mandato? Perché continuate a infiltrarvi nella nostra gilda?" chiese con tono inquisitorio Simon.

"Chi mi assicura che una volta avute queste informazioni non mi ucciderai?" Laila si arroccò dietro questa domanda.

"Purtroppo nessuno, ma se decidi di non rispondere, sappi che tu e i tuoi amici andranno verso morte certa. Sono qui e non possono scappare; i pericoli aumenteranno sempre di più." sentenziò gelido Simon.

A quel punto Laila capitolò: "Una compagnia di mercanti ci ha assoldato per trovare una nave data per affondata: Il Cigno di Absalom. Abbiamo fatto le nostre indagini e pensiamo che la nave non sia perduta, ma che sia stata, come dire, rubata. Le indagini ci hanno portato allo scantinato dove hai mostrato la merce che abbiamo riconosciuto come essere quella de Il Cigno. Quindi la nave dovete averla voi. Vogliamo sapere dove si trova."

"Non correre così tanto Laila." rispose Simon "Sicuramente abbiamo parte del carico, come hai detto, ma non la nave. Non l'abbiamo presa noi. Abbiamo solamente acquistato della merce che ci poteva interessare da immettere nuovamente sul mercato. Chi ci ha venduto la merce è la Compagnia del Gatto incantato. Sono in otto il cui capo è appunto il Gatto Incantato che come avrai capito segue la nostra via. Poi ci sono alcuni combattenti, due incantatori. A quanto hanno riferito, fanno base all'isola dei Warlock. Suppongo che l'abbiano scelta perché è abitata da mostri e nessuno sano di mente si avvicinerebbe mai e men che meno sbarcherebbe. Assieme alla piccola avanguardia che ci ha venduto la merce c'erano anche alcuni marinai che obbedivano al Gatto.
Noi abbiamo semplicemente pagato per la merce e l'abbiamo portata in un nostro magazzino. Tutto qui. Per il resto... Siete voi che vi siete introdotti in casa nostra e avete rubato non solo il carico, ma anche i soldi e il libro."

Il viso di Laila tradì un certo nervosismo. Simon se ne accorse e continuò: "Ma non ti devi preoccupare: rispetto il lavoro altrui e voi indubbiamente avete fatto un lavoro eccellente. I soldi e la merce potete tenerli. Il libro no. Quello lo rivoglio indietro. Diciamo che è un pagamento non solo per la vostra vita per le informazioni che mi darete, ma è anche un risarcimento dei danni morali..."

Per la seconda volta Laila era all'angolo e capitolò: "Sta bene, sia così. Ma voglio comprarmi un'altra cosa: altre informazioni, ma non sulla nave. Devi trovarmi un certo Zulcun." disse con uno sguardo carico d'odio Laila.

"D'accordo. Quando tornerai avrai le informazioni che cerchi. Farò di tutto perché tu le possa avere." disse Simon.

Laila si alzò felina dal letto, cinse con il braccio destro la schiena di Simon, lo portò a sé e lo baciò.
Fu un bacio che avvampava di passione. Dopo qualche istante ruppe il silenzio: "E forse avrai anche di più..."

A Simon ci volle qualche momento per riprendersi. Poi disse sbrigativamente: "Forza Laila, vestiti, andiamo a raggiungere i tuoi compagni."

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