26 aprile 2016

Diario di Tillal il Nordico

Siamo arrivati da pochi giorni in questa sonnolenta fortezza e già il mio spirito si sta assopendo.  Il tempo è rallentato e le giornate sembrano diluite in ore perennemente assolate e polverose.  Ma siamo qui da ieri, da pochi giorni o già da intere settimane?

I militari passano il tempo esercitandosi senza convizione nel cortile grande, tra la stalla dei cavalli e i fumi neri della la fucina.  Aspettano tutti che finisca il loro periodo di ferma per tornare a vivere in qualunque altro posto che non sia questa fortezza.

L’atteggiamento dei comandanti è ambiguo: ci hanno detto che siamo loro ospiti e ci hanno invitati al loro desco ma in realtà siamo confinati nelle nostre stanze e  la nostra libertà ha le misure del perimetro di un minuscolo cortile. L’ attività preferita degli abitanti della fortezza sembra essere quella di ingozzarsi e tracannare vino e di  ammantare il vuoto dei contenuti in oziose parole ricercate e vacuii eloqui serpentini.

Dei miei compagni di viaggio, quello che sembra più a suo agio è il sacerdote: se le sue fattezze e la sua lingua non fossero lo specchio di terre lontane , si direbbe nato dalla sabbia di queste lande.

I pugni del monaco fremono e anelano al combattimento e anche alla ladra sembra mancare l’aria  nel ruolo di placida matrona: i suoi occhi nervosi tradiscono la sua perenne fame di tesori.

Il goblin si comporta come se nulla lo soprendesse o spaventasse, al contrario dello gnomo che sembra impaurito dalla troppa luce della fortezza.

Abbiamo una missione ma saremo in grado di portarla a termine?






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